Mercato immobiliare, più liquidità e maggiore fiducia per il 2015

Un’inversione di tendenza ha caratterizzato il mercato immobiliare nel 2014, mutando anche le percezioni e le aspettative degli stakeholders.

Il cambiamento del settore rispetto agli ultimi anni di crisi è dipeso principalmente dalle riforme strutturali operate dagli ultimi due governi e dal ritorno di fiamma da parte degli investitori internazionali. Tuttavia, la strada per una totale ripresa è ancora lunga: lo dimostra la natura degli investimenti e l’eccessiva prudenza e selettività nell’erogazione dei mutui, anche se per questi ultimi i dati del primo bimestre sono più che incoraggianti.

Nonostante il livello di tassazione italiano sugli immobili sia cresciuto negli ultimi anni – quasi raddoppiato rispetto al 2010 –, sono state adottate alcune politiche che hanno avuto come obiettivo principale quello di ridare liquidità al sistema. Tra queste c’è sicuramente la riforma delle SIIQ, Società di Investimento Immobiliare Quotate, che in passato non hanno avuto il successo sperato. Sono state infatti eliminate una serie di peculiarità che le rendevano differenti rispetto alle altre del resto d’Europa, soprattutto di quelle francesi, inglesi e spagnole, superando gli ostacoli collegati all’afflusso di capitali esteri.

La novità più importante riguarda la possibilità di poter investire sui fondi immobiliari: la disposizione prevede che almeno l’80% del patrimonio immobiliare delle SIIQ sia messo a reddito. Con l’aumento del numero di società (in Italia ce ne sono solo 2), si spera di poter incrementare la domanda di acquirenti del patrimonio immobiliare che gli enti pubblici hanno collocato sul mercato.

Nel quadro delle riforme rientra anche la liberalizzazione dei contratti delle grandi locazioni non abitative. La disciplina era caratterizzata da elementi poco flessibili e predeterminati dalla legge, quale la durata della locazione, le ipotesi di recesso del locatore, i limiti a prevedere una revisione del canone, lasciando poco spazio agli operatori economici di variare il contenuto del rapporto.

Tramite la previsione di una deroga al regime ordinario, i soggetti potranno stabilire un termine di durata più breve rispetto a quello minimo dei sei anni; sarà anche prevista la rinuncia da parte del conduttore alla rinnovazione del contratto alla prima scadenza. Allo stesso modo, si dovrebbe consentire la possibilità di ridefinire le ipotesi di recesso e la facoltà di adeguare il canone nel corso del rapporto.

In Italia è ancora modesto l’apporto degli investitori internazionali, anche se in crescita rispetto a tre anni fa a seguito dell’aumento di liquidità disponibile, dell’espansione monetaria e dei minimi tassi di interesse. “Stiamo registrando un’intensa attività di analisi delle opportunità sul nostro mercato da parte di un numero crescente di investitori”, commenta Paolo Bellacosa, head of capital markets CBRE Italia, “non solo americani ma anche provenienti dall’Est Asiatico e dal Middle East. Purtroppo il tasso di mortalità delle transazioni è ancora molto elevato”.

Nella classifica delle prime 10 città dove investire in Europa, rientra Milano: a stabilirlo un’indagine della CBRE, che piazza il capoluogo lombardo al quinto posto, dietro Londra, Madrid, Parigi e Berlino. La ricerca ha evidenziato che il settore preferito dagli investitori è quello degli uffici (con il 44% delle preferenze), seguito dalla logistica (17%) e dai centri commerciali (12%): tra i principali ostacoli a investire, con un dato superiore al 90%, la mancanza di un prodotto adatto e il prezzo degli stessi asset.

fonte mutuionline.it uscita del 18 marzo 2015

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