LA RENDITA CATASTALE

La rendita catastale è un valore fiscale fondamentale che indica il reddito teorico medio che l’Agenzia delle Entrate attribuisce a un bene immobiliare in uno specifico momento storico.

Conoscere la rendita catastale è necessario per calcolare il valore catastale – ovvero la base imponibile per la riscossione di alcune imposte sugli immobili: imposte sulla casa (Imu e Tasi), imposte sul reddito delle persone fisiche, imposte di registro, imposte ipotecarie, imposte sulle successioni, imposte sulle donazioni e imposte utili alla compilazione del Modello ISEE.

La rendita catastale è definita in base a due elementi:

Dimensione (consistenza) dell’immobile misurata sulla base della superficie, del numero dei vani e della volumetria;

Tariffa di estimo unitaria relativa alla zona censuaria in cui è situato l’immobile e alla sua destinazione d’uso e classe catastale, attribuita dall’Ufficio Territoriale.

Il valore della rendita catastale si ottiene moltiplicando le dimensioni dell’immobile per la tariffa d’estimo unitaria.

Nel caso degli immobili appena costruiti o comunque non ancora accatastati il valore della rendita catastale deve essere richiesto all’Agenzia del Territorio da un tecnico abilitato entro massimo 30 giorni dall’emissione del certificato di agibilità dell’immobile. Il valore comunicato in questa particolare situazione è chiamato “rendita proposta” o “presunta” ed è un valore provvisorio attribuito in attesa dell’indicazione del valore esatto. Se una compravendita immobiliare avviene con un valore di “rendita proposta” e poi il valore effettivo della rendita risulta maggiore, l’Agenzia delle Entrate applicherà la relativa maggiorazione delle imposte senza però emettere sanzioni.

A cosa serve la rendita catastale?

Conoscere la rendita catastale di un immobile serve al proprietario per avere consapevolezza dell’entità delle tasse da pagare, e in fase di compravendita immobiliare è utile ad un potenziale acquirente per sapere in anticipo le spese che dovrà sostenere comprando quella determinata casa.

La rendita catastale è indicata nella visura catastale, il documento rilasciato dall’Agenzia delle Entrate che riporta tutti i dati fondamentali di un immobile, ovvero il comune e la provincia in cui è ubicato, i dati di identificazione catastale (sezione, foglio, particella, subalterno), i dati di classamento (zona censuaria e microzona, categoria e classe catastale, superficie, consistenza e rendita catastale), i dati di intestazione per ciascun intestatario (dati anagrafici, codice fiscale, diritti e oneri reali) e la planimetria dell’edificio.

Se non si è in possesso della visura, è possibile ottenere i dati catastali anche direttamente dall’atto di rogito di un immobile oppure chiedendo una visura catastale a titolo gratuito tramite l’indirizzo o il nominativo del proprietario presso il catasto o l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate.

Rendita catastale rivalutata: come si calcola

Può capitare che il valore della rendita catastale della propria casa presente sulla visura non sia aggiornato, e ci si trovi quindi di fronte a una rendita catastale troppo alta o una rendita catastale troppo bassa. Ai fini del calcolo della base imponibile sugli immobili, però, questo valore deve essere il più esatto possibile. Per questo entra in gioco la rivalutazione della rendita catastale.

Per calcolare la rendita catastale rivalutata si considera un tasso fisso del 5% per immobili di categorie catastali A, C, D ed E, e del 40% per immobili di categoria B, valido per la maggior parte delle imposte. A fare la differenza sul calcolo finale sono specifici coefficienti di moltiplicazione relativi alle diverse imposte: ad esempio, il moltiplicatore dell’Imu per la seconda casa è pari a 1,60. 

Supponiamo che la rendita catastale di un immobile sia di 300 euro. Per calcolare la rendita catastale rivalutata bisognerà applicare la formula 300 x 5% = 315, cifra che dovrà essere moltiplicata per uno dei coefficienti relativi alla tassa da pagare, in modo da ottenere la giusta base imponibile su cui calcolare l’imposta da versare.

Per essere certi di effettuare calcoli corretti, in ogni caso, è sempre bene rivolgersi a professionisti di settore.

La rendita catastale non va confusa con il valore catastale di un immobile, valore fiscale necessario per calcolare le tasse dovute per il possesso e/o l’acquisizione di un bene immobile. Il valore catastale non si riferisce al valore di mercato di un immobile, ma al suo valore ai fini tributari, mentre la rendita si riferisce al reddito autonomo prodotto dall’immobile.

Il valore catastale di un edificio è un dato molto importante perché è alla base del calcolo della maggior parte delle imposte dovute allo Stato nelle operazioni di carattere immobiliare, oltre che per determinare le tasse municipali sugli immobili. Esso si ottiene moltiplicando la rendita catastale per un coefficiente fisso del 5% per gli immobili classificati A, C, D, E e del 40% per gli immobili di categoria B.

Il valore che si ricava va poi moltiplicato nuovamente per un coefficiente relativo alla categoria catastale dell’immobile, che varia quindi in base alla destinazione d’uso dell’edificio: 110 per la prima casa: 120 per i fabbricati appartenenti al gruppo A o C; 168 per i fabbricati di categoria B; 60 per i beni immobili nel gruppo A/10 e D; 40,80 per i fabbricati delle categorie C/1 ed E; 112,50 per i terreni non edificabili.

Fonte: Rockagent.it

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