Sono bastati appena 5 anni al mercato immobiliare italiano per perdere circa un settimo del proprio valore. In compenso il carico fiscale sugli immobili, nello stesso periodo, è aumentato a dismisura. A dare corpo (e numeri) al sentore di molti proprietari è ancora una volta la CGIA di Mestre che, pochi giorni fa, ha diffuso i dati relativi ad un’analisi condotta sull’ultimo lustro e sui cambiamenti economici relativi al mattone avvenuti in quel periodo.
Valori immobiliari in caduta libera
Andando a scorrere i numeri diffusi dall’attivissima organizzazione veneta, si vede come in soli cinque anni il valore medio degli immobili italiani sia calato nella misura del 14,2%. I dati diffusi dalla CGIA di Mestre trovano un ulteriore riscontro nelle rilevazioni fatte dall’ Istat che, questa volta, hanno preso in esame il primo scorcio dell’anno in corso. Secondo quanto comunicato dall’ Istituto Nazionale di Statistica, nel 2015 il calo del valore subito dalle case italiane è stato del 13,7% rispetto al 2010. Va detto, però, che sempre secondo le rilevazioni fatte dall’Istat l’emorragia sembra, se non fermarsi, quantomeno rallnetare. Confrontando i prezzi del primo trimestre del 2015 com quelli del primo trimestre 2014 il calo è stato pari al 3,4% che diventa addirittura lo 0,7% se si mettono a paragone i prezzi richiesti per acquistare un immobile nei primi tre mesi dell’anno in corso e gli ultimi del 2014. A perdere maggior valore, chiaramente, sono state le abitazioni già presenti che, sempre secondo l’Istat, dal 2010 hanno visto calare il proprio valore sul mercato del 18,6%; infinitamente più di quanto avvenuto per le case nuove il cui prezzo è calato, nel quinquennio dell’ 1.5%.
Le tasse invece aumentano. E non poco
Tornando ai numeri diffusi dalla CGIA di Mestre, va messo in evidenza il capitolo delle imposizioni fiscali. Se il valore nominale degli immobili è diminuito, negli ultimi 5 anni, di ben 1.200 miliardi di euro, la musica che è suonata per le casse statali è ben diversa dato che nel medesimo periodo le tasse dovute dai proprietari di immobili sono cresciute del 31,2%.
Tradotto in crudi numeri questo vuol dire che se nel 2010 lo Stato aveva incassato poco meno di 39,50 miliardi di euro, cinque anni dopo ci si è fermati di poco sotto ai 52 miliardi di euro; pe essere precisi 51,8 miliardi. L’assurdo, come sottolineato anche da Mestre, è che ci siamo ritrovati nella situazione paradossale di essere mediamente più poveri, ma costretti a pagare tasse più alte. a soffrire maggiormente della situazione venutasi a creare è stato il comparto dell’edilizia che sta tuttora attraversando una delle peggiori crisi di sempre. Pochi sono riusciti ad acquistare, vista anche la difficoltà ad ottentere mutui, e il valore medio di abitazioni e rellative pertinenze è continuato a calare fino a giungere ad un pesantissimo -16,6% rispetto al 2010.
La crisi delle compravendite
Per capire ancora meglio i dati diffusi dalla CGIA di Mestre è importante incorciarli con altri diffusi, questa volta, dall’Istat. L’Istituto nazionale di Statistica ha certificato in maniera netta la contrazione del mercato immobiliare evidenziando come il numero delle compravendite sia anche esso diminuto. Dal 2010 al 2014 la riduzione è stata pari a circa 208.000 unità immobiliari di tipo abitativo (il che equivale ad una riduzione del 27,3%, e di 12.500 unità (-25,1%) per gli immobili di tipo strumentale. A determinare questa situazione, ed è quasi lapalissiano, la fortissima contrazione della domanda causata dalla stretta creditizia che ha chiuso i cordoni delle banche per quello che riguarda la concessione di mutui, tanti ai privati quanto alle aziende. Un’ultima nota va fatta proprio in merito alle aziende che, soprattutto se impegnate nel settore dell’edilizia in modo iretto o indiretto hanno subito il contraccolpo della crisi con la sciagurata conseguenza che molte sono state costrette a chiudere.
FONTE IMMOBILIARE.IT USCITA DEL 7 LUGLIO 2015